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Impianto elettrico: da tradizionale a domotico

La tecnologia ha fatto davvero passi da gigante nel settore della domotica. Ecco come procedere se si vuole trasformare l'impianto elettrico tradizionale in uno domotico

22-03-2019 (Ultimo aggiornamento 11-06-2021)
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La tecnologia ha fatto davvero passi da gigante nel settore della domotica, tanto che l’idea di avere una casa intelligente che comunica con noi, fa le cose al posto nostro o sincronizza tutti gli apparecchi elettrici con un click non è più fantascienza, è un desiderio che abbiamo in molti. Se vogliamo poter controllare dalla nostra poltrona luci, serrande, luci del giardino, nonché riscaldamento, climatizzatore e antifurto non dobbiamo cambiare casa, è possibile infatti domotizzare l’impianto esistente, senza spendere un capitale.

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Due semplici procedimenti: sfilatura dei cavi e segnatura delle tracce

Prima di iniziare l’adeguamento della nostra casa da tradizionale a smart, è opportuno visionare l’impianto elettrico esistente per vedere gli spazi a disposizione nelle scatole elettriche, corrugati e centralini. Un’altra cosa di cui bisogna tenere nota, è che alla fine della trasformazione dell’impianto elettrico tradizionale in domotico, andrà ricertificato tutto l’impianto. Ultimo appunto: anche i dispositivi che intendiamo collegare all’impianto smart – ad esempio le lampadine – dovranno essere adatte per l’impianto elettrico domotico.

La sfilatura dei cavi e il cavo Bus

Una volta verificata la presenza del corrugato – condizione indispensabile per modificare l’impianto elettrico – è sufficiente sfilare i vecchi cavi per inserire il cavo Bus. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il Bus (Binary Unit System) è un canale di comunicazione che permette alle varie periferiche e componenti di un sistema elettronico di comunicare tra loro, in modo che riescano a scambiarsi informazioni o dati. Insomma, il cavo Bus è ciò che fa la differenza tra impianto elettrico tradizionale e domotico. Adesso i sensori (che sono tutte le apparecchiature che possono ricevere ordini, come interruttori, termostati ecc) di ogni dispositivo inviano i rilevamenti che possono essere raccolti dalle centraline di controllo, che a loro volta impartiscono gli ordini agli attuatori (ovvero i dispositivi che eseguono il comando, come le lampadine, i termosifoni ecc).

Segnare le tracce

Come la maggior parte di noi ben sa, quando ci si trova alle prese con i lavori di casa – qualunque essi siano – può succedere che ci sia qualche intoppo e l’idea che tutto vada liscio si trasforma in utopia.  È possibile che per trasformare il nostro impianto elettrico tradizionale in uno domotico, non riusciamo a sfilare tutti i vecchi cavi, per i motivi più disparati. Oppure, abbiamo intenzione di posizionare sensori e centraline dove ora non ce ne sono. In questo caso bisogna prevedere degli interventi murari, sicuramente più invasivi e di durata maggiore, ma necessari per avere un impianto a regola d’arte. Ovvero, bisognerà fare nuove tracce sul muro che andranno poi murate, stuccate e riverniciate.

Scegli dispositivi marchiati KNX

Se decidiamo di domotizzare il nostro impianto elettrico, un problema che si potrebbe verificare è quello di difficoltà o impossibilità di comunicazione tra i dispositivi di diverse aziende produttrici. Per questo è stato creato uno standard mondiale: il Konnex (sigla KNX), che permette di inserire tutti i dispositivi che riportano questo marchio nel Bus, a prescindere dall’azienda produttrice.

I regolamenti

Per una corretta progettazione e il cablaggio dell’impianto domotico, possiamo far riferimento alle guide del CEI 306-2, 64-100/2 e 64-100/3. La prima fornisce le varie raccomandazioni per la progettazione e installazione degli impianti domotici negli edifici residenziali, le altre trattano lo stesso tema, ma sono rivolte in particolare a progettisti edili, architetti e installatori che lavorano alla costruzione di nuovi edifici o sono impegnati in ristrutturazioni radicali.

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