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Bonus e permessi per la ristrutturazione del tetto

Il rifacimento del tetto è tra gli interventi più delicati quando si pianifica una ristrutturazione: scopriamo i bonus e le norme da rispettare con l'esperto

24-11-2023

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La ristrutturazione del tetto di un edificio è un intervento di fondamentale importanza, non solo per la durabilità e la sicurezza della struttura, ma anche per l’efficienza energetica e il comfort abitativo. Tuttavia, per avviare un progetto di questo tipo, è essenziale essere informati sui bonus fiscali disponibili e sui permessi necessari, anche al fine di risparmiare ed evitare di incorrere in sanzioni.

Di seguito, vediamo quali sono le tipologie di lavori che possono beneficiare di detrazioni fiscali, quando è necessario coinvolgere un professionista, e quali procedure amministrative devono essere seguite.

Dall’Ecobonus al Bonus ristrutturazione: tutte le agevolazioni per rifare il tetto

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Il tetto di una casa svolge un ruolo cruciale nell’efficienza energetica e nella sicurezza strutturale dell’edificio. Fortunatamente, ad oggi esistono diverse agevolazioni fiscali che agevolano la realizzazione di interventi mirati al miglioramento dei tetti. Tra questi, spiccano l’Ecobonus, il Bonus ristrutturazione, il Sismabonus e il Superbonus, ognuno con regole e detrazioni specifiche.

L’Ecobonus offre detrazioni fiscali fino al 65% per interventi volti al recupero o al miglioramento dell’efficienza energetica di una copertura. Questi interventi comprendono il montaggio di pannelli solari e la coibentazione del tetto o lastrico solare. Tuttavia, è importante notare che l’Ecobonus è applicabile esclusivamente quando la copertura confina con ambienti ad uso abitativo.

A differenza dell’Ecobonus, il Bonus ristrutturazione è applicabile a tutti gli interventi di ristrutturazione o modifiche al tetto, anche su edifici non riscaldati o non destinati ad uso abitativo. L’agevolazione prevede una detrazione del 50%, che può essere recuperata in 10 rate annuali in fase di Dichiarazione dei Redditi.

Per gli edifici a rischio sismico, nelle zone 1, 2 e 3 della penisola italiana, c’è la possibilità del Sismabonus. Questo bonus è valido per il consolidamento sismico dell’edificio. La percentuale di detrazione varia in base al miglioramento della classe di rischio. Il Sismabonus nel 2024 offre la possibilità di detrarre dal 50% all’85% delle spese sostenute effettuate per gli interventi in questione. La detrazione va calcolata su un ammontare delle spese non superiore a 96mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio e va ripartita in 5 quote annuali di pari importo.

Infine, per i condomini, c’è l’opzione del Superbonus, che nel 2024 scenderà al 70% dal precedente 110%. Questo bonus implica l’efficientamento energetico dell’edificio ed è attuabile solo se l’intervento sulla copertura contribuisce, insieme con una serie di altri interventi, a portare l’edificio ad un salto di due classi energetiche.

Per poter usufruire delle detrazioni fiscali previste dalla normativa, è necessario presentare una pratica presso l’ENEA, che deve essere affidata a un professionista qualificato.

Che permessi ci vogliono per rifare il tetto?

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Quando ci si imbarca in un progetto di ristrutturazione del tetto, è fondamentale avere chiarezza sui permessi e le procedure amministrative necessarie per evitare sorprese indesiderate. Innanzitutto, la legge prevede la nomina di un Progettista e di un Direttore dei Lavori per qualsiasi progetto di ristrutturazione del tetto, figure che hanno la responsabilità di individuare il titolo autorizzativo necessario per l’intervento; verificare la conformità del progetto alla normativa urbanistica vigente e verificare che quanto realizzato sia conforme al progetto approvato.

Nel caso di piccoli lavori di manutenzione del tetto, come ad esempio la sostituzione di tegole danneggiate, la pulizia e la riparazione di canali di gronda, la riparazione di camini o il ripristino dei fissaggi meccanici sulle coperture metalliche, non è generalmente richiesto alcun titolo autorizzativo.

Per lavori di carattere straordinario, diversi dalla manutenzione periodica, è necessario richiedere un titolo autorizzativo al comune di competenza. In questo caso, sarà indispensabile coinvolgere un professionista per la presentazione della SCIA o della CILA.

La scelta tra SCIA e CILA dipenderà dalla tipologia dei lavori. L’ammontare degli oneri comunali viene stabilito dal Comune di competenza.

In linea di massima, una CILA è sufficiente per lavori di manutenzione straordinaria che non comportino variazioni significative rispetto alla configurazione esistente, mentre la SCIA potrebbe essere richiesta per interventi che coinvolgono cambiamenti nella tipologia di copertura o interventi che comportano significative modifiche estetiche o strutturali.

Va notato che in alcune situazioni particolari, potrebbero essere richiesti ulteriori titoli autorizzativi, soprattutto quando l’immobile si trova in una zona a vincolo paesaggistico o nei pressi di corsi d’acqua. In tali circostanze, il professionista incaricato sarà responsabile di valutare la presenza di vincoli e di proporre le soluzioni necessarie per ottenere le autorizzazioni richieste.

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