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Come funziona il riscaldamento centralizzato in condominio: tutto ciò che devi sapere

Il riscaldamento centralizzato è una realtà in molti condomini: scopriamo cos'è, come funziona, quali norme rispettare e quando è possibile svincolarsi

29-04-2024
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Alessia Mancini

Content manager e blogger

Content manager e blogger, narratrice digitale appassionata di condividere idee e storie che ispirano e informano. Specializzata in interior design e tendenze del settore arredo, è affascinata da tutto ciò che riguarda il mondo della casa.
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Il riscaldamento centralizzato rappresenta una soluzione comune e conveniente per il comfort termico all’interno dei condomini. Tuttavia, comprenderne il funzionamento e le implicazioni può essere fondamentale per i residenti.

Scopriamo come funziona il riscaldamento centralizzato in condominio: dalle normative di gestione agli orari di funzionamento, esploreremo ogni aspetto cruciale di questo sistema di riscaldamento, offrendo una guida completa su ciò che c’è da sapere.

Cosa si intende per riscaldamento centralizzato e come funziona?

Il concetto di riscaldamento centralizzato rappresenta una soluzione ingegnosa per coprire l’intero complesso condominiale. A differenza dei sistemi autonomi, che servono singole unità abitative, il riscaldamento centralizzato condivide una caldaia comune tra tutti gli appartamenti, garantendo un’efficienza e una gestione ottimali del sistema.

Ma come funziona esattamente il riscaldamento centralizzato? Il principio di base è abbastanza semplice. Invece di riscaldare l’acqua separatamente in ogni stanza, un’unica centrale di riscaldamento riscalda l’acqua a una temperatura prestabilita, nota come temperatura di mandata. Questa acqua calda viene quindi pompata attraverso i tubi del sistema di riscaldamento fino ai singoli radiatori presenti nelle stanze. Una volta che l’acqua calda raggiunge il radiatore, trasferisce il calore all’ambiente circostante. Successivamente, l’acqua raffreddata ritorna alla centrale tramite un secondo tubo per essere riscaldata nuovamente.

Una delle principali caratteristiche del riscaldamento centralizzato è la condivisione di una singola fonte di calore da parte di tutti i residenti. Questo approccio offre notevoli vantaggi in termini di efficienza energetica, poiché le risorse termiche vengono ottimizzate e sfruttate al massimo. Tuttavia, la condivisione della caldaia centrale può anche sollevare questioni complesse riguardanti la ripartizione delle spese e la gestione delle risorse.

Quali sono gli orari del riscaldamento centralizzato?

Quando si tratta di condomini dotati di riscaldamento centralizzato, la gestione degli orari è soggetta a precise regolamentazioni stabilite a livello nazionale. Sebbene l’amministratore abbia un certo margine di azione in merito agli orari, queste scelte sono vincolate dalle leggi in materia.

La normativa di riferimento per l’accensione e lo spegnimento del riscaldamento condominiale è rappresentata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 412/1993 e dalla Legge n. 10/1991. Queste disposizioni non solo fissano le date di inizio e fine della stagione di riscaldamento, ma stabiliscono anche il numero massimo di ore giornaliere in cui gli impianti possono rimanere attivi.

La data di avvio del riscaldamento dipende dalla zona climatica in cui si trovano gli edifici. L’Italia è divisa in fasce climatiche basate sui Gradi Giorno (GG) di ciascun comune. Tuttavia, i calendari possono variare a livello regionale o addirittura comunale per adattarsi alle esigenze climatiche del periodo o per gestire eventuali limitazioni energetiche, come successo nel 2022.

Secondo le disposizioni nazionali, il riscaldamento centralizzato può essere attivo dalle 5 del mattino alle 23. Questo significa che gli inquilini possono regolare gli orari di accensione e spegnimento dei propri termosifoni all’interno di questo intervallo di tempo. Tuttavia, qualsiasi modifica condominiale agli orari stabiliti deve avvenire nell’ambito delle fasce orarie nazionali e essere deliberata dall’assemblea condominiale.

Come staccarsi dal riscaldamento centralizzato?

Per coloro che sono collegati all’impianto di riscaldamento centralizzato del condominio, contribuire alle spese del gas è una prassi comune. Questo avviene in base ai millesimi di proprietà o, nel caso di contatori individuali, ai consumi registrati. Tuttavia, spesso ci si chiede come ci si possa distaccare dal riscaldamento condominiale, soprattutto per essere più autonomi dagli orari condominiali.

Secondo una recente ordinanza della Cassazione (n. 26185/2023), un condomino può svincolarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato solo se ciò non comporta un aumento delle spese per gli altri condòmini e non comporta alcun tipo di danno. Di conseguenza, la Corte Suprema stabilisce che il distacco è possibile solo dopo l’installazione di un impianto di riscaldamento autonomo.

Dopo il distacco, il condomino rimane responsabile per le spese di conservazione dell’impianto, come la manutenzione ordinaria e straordinaria e il mantenimento dell’impianto. Tuttavia, è esonerato dalle spese di consumo, come quelle relative al combustibile. Eppure, è importante notare che la presenza di dispersioni termiche potrebbe richiedere al condomino distaccato di continuare a contribuire, anche se in misura ridotta, alle spese di consumo. Questo è fatto per evitare che le dispersioni termiche possano influenzare negativamente gli altri condomini, garantendo un equo godimento del calore. In altre parole, il condomino distaccato potrebbe essere tenuto a pagare una quota forfettaria delle spese di consumo, anche se non usufruisce direttamente del riscaldamento centralizzato.

Per gestire al meglio la ripartizione delle spese, gli orari di accensione e tutte le altre questioni amministrative, è importante affidarsi ad un valido amministratore che abbia le competenze necessarie per garantire la corretta supervisione del condominio.

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