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Direttiva Casa Green approvata dal Parlamento Europeo: cosa prevede

La Direttiva Casa Green impone l'obbligo di ristrutturazione degli immobili energivori: vediamo le scadenze, le deroghe e le tempistiche di adeguamento

15-03-2023 (Ultimo aggiornamento 23-10-2023)

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Il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva Casa Green, normativa che rappresenta una vera e propria rivoluzione ecologica nel settore edilizio. Questa normativa prevede una serie di obiettivi ambiziosi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, che rappresentano una delle principali fonti di emissioni di gas a effetto serra.
Ma cosa prevede esattamente la Direttiva Casa Green? In questo articolo, esploreremo nel dettaglio gli obiettivi e le sfide che la normativa si prefigge di affrontare, analizzando le principali disposizioni e le scadenze previste per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica.

Obiettivo immobili in classe D entro il 2033: la nuova sfida per l’efficienza energetica

Recenti studi hanno evidenziato che il settore edilizio è tra le principali fonti di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, responsabili del 39% del totale. La nuova direttiva del Parlamento Europeo rappresenta un passo avanti fondamentale in questa direzione, fissando obiettivi ambiziosi e precisi per la costruzione di nuovi edifici a emissioni zero.

Il Parlamento Europeo ha infatti stabilito che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, con una scadenza anticipata al 2026 per gli edifici pubblici. In particolare, la direttiva stabilisce che gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030, e D entro il 2033, mentre per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). Di conseguenza, chi possiede un edificio in classe G, sarà obbligato a ristrutturarlo per migliorare l’efficientamento energetico.

L’obiettivo della direttiva è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati nella classe energetica più bassa, la G. In Italia, questo si tradurrebbe in interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche per circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni, secondo l’Istat.

Impianti fotovoltaici obbligatori per tutti i nuovi edifici: la nuova svolta ecologica

La nuova direttiva europea ha dato una grande spinta all’edilizia green. Infatti, oltre all’obbligatorietà dei nuovi immobili a emissioni zero, la normativa stabilisce anche l’obbligo dei pannelli solari per tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali di nuova costruzione. Questo significa che, a partire dal 31 dicembre 2026, tutti gli edifici pubblici e quelli non residenziali esistenti dovranno essere dotati di impianti fotovoltaici.

L’obbligo verrà esteso anche a tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti entro il 31 dicembre 2032. Questa scelta rappresenta un importante passo avanti verso un futuro sempre più sostenibile e a basso impatto ambientale.

Com’è la situazione in Italia?

La situazione in Italia risulta alquanto complessa, in quanto gli obiettivi fissati dalla nuova direttiva del Parlamento Europeo appaiono pressoché irraggiungibili. Secondo l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, per raggiungere la classe energetica E per tutte le case sarebbero necessari ben 630 anni, mentre per la classe D servirebbero addirittura 3.800 anni.

Questo a causa del fatto che il 74% delle abitazioni italiane, pari ad 11 milioni di case, sarebbero attualmente in classe energetica inferiore alla D, come evidenziato dalle stime dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. La situazione appare dunque piuttosto critica, e l’Italia dovrà fare uno sforzo notevole per riuscire a raggiungere gli obiettivi richiesti dalla direttiva europea.

Quali immobili saranno esentati dalla normativa?

La nuova direttiva del Parlamento Europeo rappresenta un importante passo in avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, è importante sottolineare che ci saranno alcune eccezioni.

Gli edifici di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri potranno essere esentati dal raggiungimento degli obiettivi di efficientamento. Inoltre, gli edifici di edilizia residenziale pubblica potranno essere esclusi dalle ristrutturazioni per evitare un aumento dei canoni di locazione.

Infine, i Paesi membri avranno la possibilità di chiedere alla Commissione di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali per ragioni di fattibilità tecnica ed economica, con la possibilità di deroghe fino al 22% del totale degli immobili. In Italia, questa clausola potrebbe riguardare circa 2,6 milioni di edifici, il che sottolinea l’importanza di un approccio personalizzato e mirato al raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico.

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