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Autoconsumo collettivo energia: come attivarlo in condominio

L'autoconsumo collettivo di energia permette alle utenze di un condominio di produrre, immagazzinare e vendere l'energia prodotta: vediamo come funziona

03-01-2024
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Alessia Mancini

Content manager e blogger

Content manager e blogger, narratrice digitale appassionata di condividere idee e storie che ispirano e informano. Specializzata in interior design e tendenze del settore arredo, è affascinata da tutto ciò che riguarda il mondo della casa.
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L’autoconsumo collettivo di energia è una tendenza in crescita che sta rivoluzionando il modo in cui i condomini e le comunità gestiscono la loro produzione energetica. La delibera n.318/2020 dell’ARERA ha aperto la strada all’autoconsumo collettivo all’interno dello stesso edificio o condominio, che può comprendere villette a schiera e supercondomini. Questa decisione è stata ulteriormente rafforzata dall’iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha avviato la sperimentazione di configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetiche, offrendo interessanti incentivi.

Questo cambiamento segna un passo significativo nella transizione energetica, il processo di trasformazione dal nostro attuale sistema basato su fonti non rinnovabili, come petrolio, gas e carbone, a un mix energetico più efficiente e meno inquinante, con un’enfasi sempre maggiore sulle energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Scopriamo come funziona l’autoconsumo collettivo di energia in condominio, come realizzarlo e quali vantaggi possiamo trarne per l’ambiente ma anche per le nostre tasche.

Comunità energetiche: funzionamento e vantaggi

Le comunità energetiche rappresentano un innovativo approccio all’energia, in grado di raggruppare enti pubblici locali, attività commerciali, aziende e cittadini in un’unica rete di condivisione. L’obiettivo di queste comunità è la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla rete elettrica nazionale. Questo nuovo modello di sviluppo sostenibile si basa sulla solidarietà energetica e coinvolge i membri in ogni aspetto della produzione, consumo e condivisione dell’energia, promuovendo la responsabilità sociale, ambientale ed economica.

Un esempio concreto di questa visione si trova nelle comunità energetiche condominiali, dove i membri condividono l’energia prodotta da impianti condominiali alimentati da fonti rinnovabili. Questo sistema consente ai partecipanti di utilizzare l’energia per le proprie abitazioni, riducendo notevolmente i costi delle bollette energetiche personali. Se gli autoconsumatori si trovano nello stesso condominio, o edificio, si può anche parlare di gruppo di autoconsumo collettivo.

Le comunità energetiche non solo offrono vantaggi economici, ma anche promuovono la condivisione locale e la riduzione delle emissioni di carbonio. Queste iniziative dimostrano che è possibile raggiungere l’indipendenza energetica a livello locale, contribuendo così a un futuro più sostenibile e solidale per tutti.

Come costituire un gruppo di autoconsumo collettivo in condominio?

L’idea di costituire un gruppo di autoconsumo collettivo all’interno di un condominio offre l’opportunità di produrre e utilizzare energia da fonti rinnovabili in modo condiviso tra diverse unità abitative all’interno dello stesso edificio. Questo concetto non riguarda solo l’energia elettrica, ma può includere anche l’energia termica, promuovendo la sostenibilità in tutti i suoi aspetti.

Il condominio stesso, come entità giuridica, può costituire il gruppo di autoconsumo e sarà responsabile della gestione degli impianti e dell’ottenimento degli incentivi previsti. La formazione di una comunità di energia rinnovabile richiede la presenza di impianti di produzione di energia rinnovabile e almeno due consumatori all’interno dello stesso edificio.

Il primo passo è coinvolgere l’amministratore di condominio o designare un referente se il condominio non è già costituito. In un’assemblea condominiale, si illustra il concetto, si raccolgono le adesioni preliminari e si incarica qualcuno di sviluppare un progetto. La decisione di procedere richiede il voto favorevole di almeno la metà dei presenti, rappresentanti almeno la metà del valore millesimale dell’edificio. I condomini contrari possono rinunciare ai benefici e sono esentati dalle spese. Nel verbale di assemblea, è importante specificare chi sarà il responsabile della gestione tecnica e amministrativa dell’energia e delle sue valorizzazioni.

Una volta ottenuto il consenso, si procede con la progettazione dell’impianto, dimensionandolo in base ai consumi previsti dalla configurazione condominiale o per l’intero condominio stesso. Gli impianti devono essere posizionati nell’area adiacente all’edificio/condominio, come tetti, spazi comuni o pertinenze, o in qualsiasi area di disponibilità dello stesso. L’obiettivo ideale è coprire i consumi annuali degli aderenti.

Il progetto viene quindi sottoposto all’assemblea per l’approvazione. Una volta ottenuto il via libera, l’impianto viene installato e registrato presso il portale del GSE (Gestore dei Servizi Energetici). Non è obbligatorio che tutti i condomini partecipino finanziariamente, ma maggiore è il numero di utenti, maggiori saranno gli incentivi che il condominio potrà ricevere. È fondamentale garantire la possibilità di recesso per chi decide di non partecipare, con accordi equi e proporzionati.

Le utenze comuni possono essere direttamente collegate all’impianto, mentre l’energia in eccesso può essere venduta tramite un contratto di ritiro dedicato o sul libero mercato. I condomini che non partecipano alla comunità energetica continueranno a pagare le bollette per l’energia prelevata dalla rete, ma riceveranno anche gli incentivi sull’energia condivisa. Inoltre, è possibile mantenere il proprio gestore energetico.

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