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Direttiva Case Green, via libera definitivo dall'UE: cosa prevede, quando entra in vigore e quali sono gli obblighi

La Direttiva Case Green supera lo scoglio finale con l'approvazione decisiva: vediamo cosa cambia per l'Italia e come dovremo ristrutturare le nostre case

13-03-2024 (Ultimo aggiornamento 15-04-2024)
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Alessia Mancini

Content manager e blogger

Content manager e blogger, narratrice digitale appassionata di condividere idee e storie che ispirano e informano. Specializzata in interior design e tendenze del settore arredo, è affascinata da tutto ciò che riguarda il mondo della casa.
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Il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la Direttiva Case Green, il cui nome tecnico è Energy performance of buildings directive (Epbd). 

Le nuove regole hanno come obiettivo l’efficientamento edilizio del patrimonio immobiliare degli Stati Membri dell’UE. Italia e Ungheria hanno votato contro, mentre Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute. Gli altri Stati hanno votato a favore e si è raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per approvare la normativa. La Direttiva Europea Case Green verrà ora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dopo venti giorni. Gli Stati UE avranno due anni per adeguarsi. Tutte le capitali, tra cui Roma, dovranno presentare un piano nazionale per la ristrutturazione, cioè un’agenda con le scadenze per raggiungere gli obiettivi. Vediamo, quindi, quali sono gli obiettivi della Direttiva e cosa rischia chi non ristruttura casa.

Efficientamento energetico immobiliare: obiettivo zero emissioni entro il 2050

La principale novità della Direttiva riguarda le ristrutturazioni. Ogni Stato membro sarà tenuto a sviluppare un piano nazionale che preveda una graduale riduzione del consumo energetico degli edifici residenziali.

L’obiettivo della Direttiva Case Green è ottenere una riduzione delle emissioni del parco immobiliare residenziale:

  • Del 16% entro il 2030
  • Del 20-22% entro il 2035
  • Emissioni Zero entro il 2050

I singoli Paesi potranno decidere su quali tipologie di edifici concentrarsi. Al fine di garantire flessibilità, gli Stati avranno la possibilità di prevedere esenzioni per edifici storici, agricoli, militari e quelli utilizzati solo temporaneamente. Il costo stimato per tutti i cambiamenti e interventi è di 275 milioni l’anno.

In Italia la ristrutturazione riguarda il 43% del patrimonio energetico più energivoro, come gli edifici di classe G. Saranno coinvolti circa 5 milioni di edifici in tutta Italia. Il Superbonus ha comunque dato il via al cambiamento: nonostante sia costato allo Stato circa 84,7 miliardi, gli edifici ristrutturati hanno contribuito ad aprire le danze e permesso all’Italia di iniziare un importante processo di transizione ecologica per quanto riguarda il settore immobiliare. La Direttiva non stanzia nuove risorse: i Paesi Membri sono chiamati a usare quelle già a disposizione.

Obbligo di installazione pannelli solari

Confermato anche il tanto discusso obbligo di dotare i nuovi edifici pubblici di pannelli solari sarà implementato gradualmente, dal 2026 al 2030. In particolare, l’abbinamento di pannelli solari con caldaie a pompa di calore rappresenta uno dei modi più efficaci per migliorare la classe energetica degli edifici. Per quanto riguarda gli edifici pubblici e non residenziali già esistenti, l’installazione dei pannelli solari sarà gradualmente introdotta a partire dal 2027.

Come stabilito nel decreto Cer, verrà dato maggiore spazio alle Energy Service Company (Esco), società certificate che si occuperanno della realizzazione e della gestione degli impianti, mantenendone la proprietà e realizzandoli senza oneri per gli utenti.

Addio alle vecchie caldaie a gas

A partire dal 2025, gli apparecchi che operano esclusivamente con metano non saranno più idonei per gli incentivi. Tuttavia, potrebbe esserci uno spazio per quelli in grado di utilizzare gas sostenibili, come il biometano o l’idrogeno verde: le linee guida della Commissione potrebbero confermare le agevolazioni solo per queste eccezioni. Un traguardo decisivo è quello fissato per il 2040, termine limite per l’abolizione delle caldaie a gas metano. Tuttavia, questa scadenza non è ancora considerata come un obbligo vincolante, ma piuttosto come un obiettivo da perseguire, da posticipare qualora necessario.

Via libera agli incentivi per i sistemi ibridi

Non ci sono dubbi riguardo gli incentivi da destinare agli apparecchi ibridi, che combinano caldaie e pompe di calore gestite da un’unica centralina. Altrettanto cruciale sarà l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento, come nel caso del riscaldamento a pavimento, aspetti citati ripetutamente nella direttiva. L’utilizzo di questa tecnologia, infatti, sarà essenziale per favorire l’impiego di energie rinnovabili nei nuovi edifici a emissioni zero.

Francesca Andreolli, ricercatrice del Programma Efficienza ed Energia di ECCO, la Direttiva porterà benefici sui costi per i cittadini: innanzitutto, permette di mantenere alto il valore delle abitazioni italiane; inoltre, salire di almeno 2 classi energetiche porta a un risparmio del 40% in bolletta.

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