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Direttiva Green e ristrutturazioni: chi rischia la stangata da 60.000 euro per mettersi in regola

L'approvazione della Direttiva Case Green pone l'accento sui costi della ristrutturazione obbligatoria: ecco cosa dicono le stime e quali lavori effettuare

29-03-2024
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Alessia Mancini

Content manager e blogger

Content manager e blogger, narratrice digitale appassionata di condividere idee e storie che ispirano e informano. Specializzata in interior design e tendenze del settore arredo, è affascinata da tutto ciò che riguarda il mondo della casa.
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La recente approvazione della Direttiva UE Case Green ha posto l’accento sull’importanza dell’efficienza energetica degli edifici, promuovendo una transizione verso abitazioni più sostenibili e a basso impatto ambientale. Tuttavia, dietro questa spinta verso la sostenibilità si nascondono sfide significative, specialmente per i proprietari di immobili.

L’obbligo di adeguamento agli standard energetici richiesti può rappresentare un onere finanziario considerevole, con stime che indicano costi superiori ai 60mila euro in caso di ristrutturazione. Approfondiamo i dati di queste simulazioni per avere una panoramica generale degli interventi da effettuare e dei costi necessari per migliorare l’efficientamento energetico della propria casa.

Direttiva Case Green: quali sono i lavori obbligatori?

Con la Direttiva Case Green, l’Unione Europea si propone di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2050. Questo obiettivo sarà conseguito attraverso una serie di misure specifiche.

In primo luogo, il testo stabilisce che tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028. Per quanto riguarda gli edifici esistenti, si impone di raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 2033. Per quanto concerne il riscaldamento, è previsto il divieto di utilizzo di combustibili fossili entro il 2035, mentre i sussidi per l’installazione di caldaie a combustibili fossili saranno aboliti entro il 2024.

Tra le azioni per ridurre i consumi energetici, sono previsti interventi come l’installazione di pannelli solari, la sostituzione delle caldaie esistenti con sistemi ibridi, la revisione degli infissi e l’aggiunta di un cappotto termico. La direttiva esclude gli edifici agricoli e storici, tuttavia, i 27 Stati membri avranno la facoltà di determinare l’esclusione di ulteriori categorie di edifici protetti per il loro valore architettonico o storico. Queste potrebbero includere gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

A livello operativo, spetterà agli Stati membri definire non solo eventuali esenzioni dalla normativa, ma anche tutte le misure e gli incentivi necessari per raggiungere gli obiettivi stabiliti. La direttiva concede un ampio margine di flessibilità: gli Stati membri potranno adattare gli obiettivi in base alla disponibilità effettiva di manodopera qualificata e alla fattibilità tecnica ed economica dei lavori di ristrutturazione.

Ogni Paese sarà tenuto a elaborare un piano nazionale di ristrutturazione, il quale dovrà essere realistico e includere anche misure per agevolare l’accesso a finanziamenti su misura, un sistema di premi e incentivi per chi intraprende ristrutturazioni significative, sovvenzioni destinate alle famiglie vulnerabili e la creazione di punti informativi gratuiti sull’efficienza energetica degli edifici.

Direttiva Case Green: i costi dell’efficientamento secondo le simulazioni

La legge votata a Strasburgo potrebbe portare a bollette meno onerose per gli italiani e gli europei in generale, nonché ad una decarbonizzazione del settore, ma a quale costo? Per i proprietari di immobili, adeguarsi agli standard europei potrebbe rappresentare un pesante colpo al portafoglio, anche con l’accesso alle agevolazioni.

Purtroppo, il panorama immobiliare italiano non offre prospettive luminose: secondo le stime dell’Associazione Italiana dei Costruttori Edili (Ance), su 12 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non sembrano essere in grado di soddisfare le performance energetiche richieste.

Per avere un’idea dei costi necessari per un intervento di ristrutturazione orientato alla sostenibilità, possiamo fare riferimento alle stime elaborata da Assimpredil Ance e European Climate Foundation, con l’apporto materiale di Cresme e Symbola. Il rapporto “La riqualificazione energetica del patrimonio abitativo italiano” dipinge un quadro allarmante per le finanze dei proprietari di immobili. Questa valutazione considera un miglioramento di due classi energetiche e una riduzione del 15% delle emissioni inquinanti. Complessivamente, il totale degli interventi previsti comporterebbe un costo di circa 319 miliardi di euro per 3,2 milioni di abitazioni.

In particolare, il report prende in considerazione le spese necessarie per efficientare due diverse soluzioni abitative:

  • un appartamento di 120 metri quadri in periferia costruito tra il 1961 e il 1975 in cemento armato e laterizi, per il quale è stata stimata una spesa di oltre 59mila euro per l’installazione di pompa di calore e serramenti a taglio termico e la realizzazione di un cappotto termico;
  • un villino da 120 metri quadri su due piani costruito tra il 1961 e il 1975 “con tetto a falde in laterizio, orientamento ottimale lungo l’asse est-ovest, aperture prevalenti a sud (3 finestre e 1 portafinestra) e nessuna apertura ad ovest”. In questo caso, i costi dell’efficientamento oscillano tra gli 85mila e i 104 mila, per la realizzazione del cappotto termico, la sostituzione dei serramenti, l’installazione di una pompa di calore e la realizzazione di un impianto fotovoltaico.

Attualmente, la Direttiva UE Case Green non contempla sanzioni per coloro che non adeguano i propri edifici agli standard di efficienza energetica richiesti. L’attuazione della direttiva e l’applicazione delle relative sanzioni sono decisioni lasciate alla discrezione dei singoli Paesi, con l’Italia attualmente incline a una visione meno severa rispetto alla normativa.

Un potenziale rischio per gli edifici non efficienti è sicuramente la perdita di valore dell’immobile stesso: va considerato che anche il valore di rivendita di tali appartamenti e villette potrebbe risentire di una significativa svalutazione qualora l’immobile fosse afflitto da un onere pesante di ristrutturazione.

Senza dubbio, ottimizzare l’efficienza energetica della propria abitazione rappresenta un’intelligente strategia di investimento, in grado di produrre benefici tangibili nel corso del tempo, anche in assenza di eventuali sanzioni.  Considerare seriamente l’implementazione di soluzioni volte a migliorare l’efficienza energetica della propria casa risulta non solo prudente, ma anche vantaggioso sia dal punto di vista economico che ambientale, offrendo un ritorno sostenibile sull’investimento nel lungo periodo.

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