94% dei comuni italiani a rischio idrogeologico: i consigli per la casa
La tua casa è al sicuro da frane e alluvioni? Scopri perché il 94% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico e quali interventi di messa in sicurezza possono proteggere la tua abitazione.

Alessia Mancini
Content manager e blogger
- Un territorio sempre più vulnerabile: la fotografia ISPRA 2024
- Le radici del problema: geografia, clima e sviluppo urbano
- Dove il pericolo è più alto: la mappa del rischio
- Come proteggere la propria abitazione: strategie di prevenzione
Ogni volta che guardiamo il telegiornale e vediamo case travolte dal fango, strade spezzate dalle frane o intere comunità evacuate per il rischio di crolli, ci chiediamo: “Potrebbe succedere anche a noi?” La risposta, purtroppo, è più inquietante di quanto si possa immaginare. In Italia, abitare significa convivere con un rischio silenzioso ma concreto: quello del dissesto idrogeologico.
Non si tratta di allarmismo, ma di una realtà documentata dai numeri. Quasi tutte le nostre città – per l’esattezza il 94% dei comuni – sono esposte a pericoli come frane, smottamenti e alluvioni. Questo significa che milioni di famiglie, probabilmente anche la tua, vivono su un territorio che la natura stessa considera instabile. Ma c’è una buona notizia: conoscere il rischio è il primo passo per proteggersi, e oggi esistono strategie concrete per mettere in sicurezza la propria casa e la propria famiglia.
Un territorio sempre più vulnerabile: la fotografia ISPRA 2024
L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale dipinge un quadro allarmante della stabilità del suolo italiano. Con oltre il 94% dei comuni esposti a fenomeni di dissesto, il nostro Paese si conferma tra i più fragili d’Europa dal punto di vista idrogeologico. Più di 5,7 milioni di cittadini abitano in zone soggette a movimenti franosi, mentre 1,28 milioni vivono in territori classificati ad alta e altissima pericolosità.
La penisola registra oltre 636.000 eventi franosi catalogati, di cui il 28% rappresentato da fenomeni particolarmente distruttivi come colate detritiche, crolli repentini e scivolamenti di massa. Gli episodi di cronaca recente – dall’isola d’Ischia alle devastazioni emiliano-romagnole, fino agli eventi campani – testimoniano la drammatica attualità di questa emergenza ambientale.
Le radici del problema: geografia, clima e sviluppo urbano
La vulnerabilità del territorio nazionale deriva da una convergenza di elementi strutturali e comportamentali. La conformazione geografica rappresenta il primo fattore critico: tre quarti del suolo nazionale presenta caratteristiche montane o collinari, con versanti naturalmente instabili a causa della prevalenza di formazioni rocciose argillo-sabbiose, particolarmente sensibili all’azione delle acque meteoriche.
Il mutamento delle condizioni climatiche ha amplificato significativamente questi rischi. Il bacino mediterraneo, classificato come “zona calda” per gli effetti del riscaldamento globale, sperimenta sempre più frequentemente precipitazioni intense concentrate in brevi periodi o piogge prolungate, entrambe responsabili dell’innesco di smottamenti e colate di fango. L’incremento termico contribuisce inoltre al deterioramento del permafrost alpino, compromettendo ulteriormente la stabilità delle aree montane.
L’intervento umano ha aggravato questa situazione già precaria. Dal dopoguerra ad oggi, la cementificazione ha quasi triplicato la propria estensione, passando dal 2,7% degli anni Cinquanta all’attuale 7,16%. Parallelamente, l’abbandono delle zone rurali ha comportato la perdita di presidio territoriale, con il conseguente degrado dei sistemi di contenimento tradizionali come terrazzamenti e opere di drenaggio.
Dove il pericolo è più alto: la mappa del rischio
In termini assoluti, le regioni più esposte risultano essere Campania, Toscana, Liguria, Sicilia, Lazio ed Emilia-Romagna. Considerando invece l’incidenza sulla popolazione regionale, emergono Valle d’Aosta, Liguria, Basilicata, Molise, Abruzzo e Toscana.
A livello provinciale, le aree metropolitane di Napoli, Salerno, Genova e Firenze concentrano il maggior numero di residenti in zone ad alta pericolosità. Tra i capoluoghi, Napoli guida questa classifica con oltre 42.000 abitanti esposti al rischio massimo, seguita da Genova con circa 30.000 e Palermo con quasi 6.000 cittadini.
Come proteggere la propria abitazione: strategie di prevenzione
Prima di intraprendere qualsiasi intervento, risulta fondamentale consultare i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) disponibili presso i comuni e le autorità di bacino per verificare il livello di pericolosità della propria zona. Questi strumenti, costantemente aggiornati, forniscono informazioni precise sui rischi specifici del territorio.
Un’ispezione tecnica dell’edificio può rivelare segnali premonitori come crepe nei muri, cedimenti delle fondazioni, infiltrazioni d’acqua o modifiche nella pendenza dei pavimenti. Particolare attenzione va rivolta alle abitazioni costruite su pendii, in prossimità di corsi d’acqua o in aree precedentemente interessate da movimenti franosi.
Per le abitazioni situate in zone a rischio medio-alto, diversi interventi possono ridurre significativamente la vulnerabilità. Il consolidamento delle fondazioni mediante micropali o iniezioni di resina può migliorare la stabilità dell’edificio su terreni instabili. L’installazione di sistemi di drenaggio perimetrale previene l’accumulo di acqua che potrebbe innescare movimenti del terreno.
La realizzazione di muri di contenimento o gabbionate può proteggere l’abitazione da eventuali scivolamenti del terreno circostante. Nei casi più complessi, potrebbe risultare necessario modificare la morfologia del pendio mediante opere di ingegneria naturalistica che combinano efficacia tecnica e rispetto ambientale.
Anche senza interventi strutturali maggiori, diverse precauzioni possono aumentare la sicurezza domestica. La manutenzione regolare dei sistemi di scolo delle acque piovane, inclusi grondaie e pluviali, evita ristagni pericolosi. La cura del verde circostante l’abitazione, con la piantumazione di specie vegetali dalle radici profonde, contribuisce alla stabilizzazione del terreno. È consigliabile evitare scavi o modifiche del terreno durante i periodi di maggior rischio meteorologico e mantenere liberi i percorsi di evacuazione. L’installazione di sensori di movimento del terreno o di sistemi di allarme per precipitazioni intense può fornire un preavviso prezioso in caso di pericolo imminente.
Non aspettare che sia troppo tardi. La sicurezza della tua abitazione e della tua famiglia non può essere rimandata. Se vivi in una zona a rischio o hai notato segnali di instabilità, è il momento di agire. Richiedi subito fino a 5 preventivi gratuiti agli esperti qualificati del nostro sito: potrai confrontare diverse soluzioni, valutare i costi degli interventi più adatti alla tua situazione e scegliere i professionisti migliori della tua zona. La prevenzione inizia con una consulenza: fai il primo passo verso una casa più sicura!