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La messa a terra dell’impianto elettrico è una parte dell’impianto che permette di mettere in salvo la vita di una persona in caso di guasto.
L’impianto di messa a terra dell’impianto elettrico può salvare una persona dal rischio di rimanere folgorata se si verifica un guasto all’impianto. Il sistema è composto da vari elementi (picchetti), dai conduttori di protezione (sono i cavi di colore giallo-verde localizzati nelle prese di corrente) e dal differenziale, chiamato anche salvavita, come suggerito dal nome stesso, la parte a cui è adibito lo scopo principale.
Si chiama così il sistema dei dispositivi che ha la funzione di attrarre le correnti di guasto dell’impianto verso terra. Sono i classici picchetti in acciaio zincato, o corde in rame a contatto con il terreno oppure ferri delle armature. In caso di guasto, la persona potrà essere attraversata solo da una piccola scossa, in quanto la corrente verrà convogliata altrove.
Il differenziale, o salvavita, è l’organo preposto all’interruzione di corrente e si mette in azione solo quando una parte di questa si disperde nel terreno. Infatti, se l’elemento metallico non è collegato al terreno tramite il disperdente, non ci sarà il flusso di corrente e di conseguenza il salvavita non entrerà in gioco fino a che non si toccherà il metallo stesso. In quel preciso istante, il differenziale interrompe la corrente mettendo in salvo la persona, la quale potrà ricevere comunque, per qualche frazione di secondo, uno shock più o meno intenso.
Si tratta dei cavi color giallo verde all’interno delle prese che hanno la funzione di attrarre la corrente dalla parte metallica al sistema disperdente. Trattandosi di un sistema, logicamente è necessario controllare periodicamente lo stato di usura e la funzionalità di tutte le sue componenti per poterne validare la funzionalità .
Le fasi previste per questo lavoro sono 3: la prima è la verifica della documentazione, composta dal progetto, dalla dichiarazione di conformità , dalla denuncia dell’impianto di terra all’Inail e all’Asl, e dal manuale di manutenzione degli impianti. In seguito, si passa alla verifica strumentale, ossia la misurazione della resistenza di terra, la misurazione di continuità dei conduttori di protezione ed equipotenziali e l’analisi dei dispositivi di interruzione automatica. Infine, si procede con il Rilascio del Certificato di Verifica e del Verbale di Verifica.
Il DPR 462 è il decreto del 2001 che obbliga tutti i datori di lavoro a far svolgere dei controlli di messa a terra dell’impianto elettrico. La legge stabilisce che ogni attività lavorativa che abbia al suo interno almeno un lavoratore ha l’obbligo di richiedere un controllo periodico secondo il DRP 462. Per lavoratore, si fa riferimento alla definizione del D.Lgs 81/08 (ex 626). Il responsabile dell’esecuzione dei lavori è il datore di lavoro. Secondo la legge di riferimento, possono eseguire tali lavori solo ed esclusivamente gli Organi Abilitati dal Ministero dello sviluppo Economico oppure ASL e ARPA.
Secondo il D.Lgs 106/09, il datore che non esegue i dovuti lavori di controllo per la tutela della vita per sé e per gli altri, incorre in una sanzione amministrativa dai 1.000 ai 4.800 € e penalmente all’arresto dai 2 a 4 mesi di reclusione. Le multe possono essere emesse da ASL, ARPA e INAIL.
La documentazione per tutte le attività lavorative è composta dalla Dichiarazione di Conformità  (con gli allegati obbligatori, che consiste in un documento ufficiale attestante la buona riuscita dei lavori di controllo), dal progetto, se necessario in base alla tipologia di attività , e dalla denuncia dell’impianto di terra.
In pratica, un verificatore abilitato da un Organismo Ispettivo che raggiunge un’attività , dovrà accertarsi della presenza e della veridicità della documentazione di legge. Dopo, potrà eseguire un controllo visivo e meccanico, eseguendo un esame strumentale per misurare la resistenza di terra, il corretto funzionamento del differenziale nonché dei conduttori di protezione. Gli impianti di terra devono essere controllati di norma ogni 5 anni, ad eccezione di quelli presenti in cantiere, locali ad uso medico o ambienti a maggior rischio di incendi per i quali è richiesta una verifica biennale.
Il costo per la verifica della messa a terra dell’impianto elettrico varia a seconda della potenza in Kw e prevede una media dai 50 ai 700 €.
Un modo per risparmiare è chiedere diversi preventivi per poter confrontare i diversi costi e valutare la soluzione migliore in termini di rapporto qualità prezzo: chiedi agli esperti di Pg Casa!
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Potenza | Costo |
Da 3 a 10 Kw | 150 € |
Da 11 a 15 Kw | 200 € |
Da 16 a 25 Kw | 250 € |
Da 26 a 50 Kw | 300 € |
Da 51 a 100 Kw | 500 € |
Da 101 a 150 Kw | 600 € |
Da 151 a 200 Kw | 700 € |
La messa a terra dell’impianto serve a convalidarne dal punto di vista legislativo la sua corretta funzione, cosicché in caso di danno, la persona coinvolta non riceva uno shock elettrico o non si scateni un incendio.
Richiedi un Preventivo su PG CasaÈ necessario rivolgersi a persone che rientrino come Organi Abilitati dal Ministero dello sviluppo Economico oppure ASL e ARPA. Solo ed esclusivamente loro possono effettuare tali controlli.
Il procedimento è attuato seguendo tre tappe: la prima è la verifica della documentazione, poi si passa alla verifica strumentale e, se tutto procede come da norma, segue il Rilascio del Certificato di Verifica e del Verbale di Verifica.
Il costo per la verifica della messa a terra dell’impianto elettrico varia a seconda della potenza in Kw e oscilla dai 50 ai 700 €.